Il primo vertice di governo, al rientro delle ferie d'agosto, non ha sciolto nessuno dei tanti nodi che si sono vieppiù attorcigliati al fuoco delle polemiche estive: autonomia differenziata, nomine Rai, elezioni regionali, ma anche sovraffollamento delle carceri, diatriba sul Ius scholae e diktat europeo sui balneari.
Sull'Autonomia il nodo è di difficile scioglimento. Perché allo scontro frontale tra Tajani (pressato dai governatori meridionali e in particolare dal suo vice più rampante, il calabrese Occhiuto) e Salvini si è aggiunta la mannaia del referendum, che ha raccolto un pacco di firme e il sostegno di diversi consigli regionali, e sembra avere un esito scontato (e ferale per la Lega). Meloni, consapevole dei rischi e del malcontento montante tra i Fratelli del Sud, ha deciso di prendere tempo. Non solo sui Lep, posti da Tajani come prerequisito fondamentale, ma anche sugli accordi legati a tutte le altre materie.
Situazione di stallo anche per la Rai. Si era tentato di chiudere l'accordo a fine luglio ma le posizioni sono molto distanti sulla scelta del presidente della tv pubblica. Forza Italia ha candidato da tempo Simona Agnes, puntando sul sostegno di Italia Viva, impegnata da qualche settimana in un feroce colpo su colpo con la premier. E così la Lega ha deciso di alzare la posta: non si accontenta del direttore generale ma vuole anche qualche vicedirettore dei tg. Ed è il secondo intoppo.
Per le elezioni liguri Fratelli d'Italia ha deciso da tempo di rinunciare al diritto di prelazione visti gli esiti delle ultime tornate elettorali ma anche le aspettative negative dopo l'inchiesta giudiziaria che ha smantellato la giunta Toti. L'obiettivo è il più sicuro Veneto. E così i nomi che girano (Ilaria Cavo, deputata di Noi moderati, Pietro Piciocchi, vicesindaco di Genova proposto dalla Lega ma anche il viceministro leghista alle Infrastrutture Edoardo Rixi) sono nettamente più deboli del candidato annunciato del campo largo, l'ex ministro dem Orlando.
Di pensioni, altro tema caldissimo, non se n'è neanche parlato: giusto una botta della Meloni. Quota 41, un cavallo di battaglia del Capitone, resta un sogno nel cassetto. Non ci sono proprio i soldi.
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