DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÃ’ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÃŒ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)
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BEATRICE VENEZI AL TEATRO COLON DI BUENOS AIRES
E con la vicenda Venezi a che punto siamo? Il governo, cioè il sottosegretario alla Cultura (un ossimoro vivente) Gianmarco Mazzi, ha scelto la strategia del logoramento: nessun passo indietro, “Beatroce” in arrivo nei tempi previsti, mentre i lavoratori del teatro vengono massacrati con dispetti assortiti e tagli allo stipendio: l’ultimo, la mancata corresponsione della rata del welfare di fine anno.
Dall’altra parte, il fronte dei resistenti appare ancora compatto e dispone di un’arma molto forte: il concerto di Capodanno in diretta Rai da Venezia, che evidentemente senza l’Orchestra della Fenice non si può fare. I professori non lo faranno saltare, ma certamente inventeranno qualche forma di protesta contro la prepotenza di un potere non si sa se più arrogante o più ignorante.
E qui sta il punto. Perché il problema non è solo che Venezi arrivi sul podio della Fenice senza avere un curriculum adeguato, ma cosa succederà se e quando ci salirà , nell’ottobre 2026.
Nella loro crassa rozzezza, i vari Mazzi, Donzelli (è lui il vero sponsor di Bioscalin), Mollicone, Brugnaro e il resto del trust di cervelli che si è ficcato in questo pasticcio immaginano che la Fenice sia una fabbrica e i suoi professori degli operai alla catena di montaggio.
protesta dei musicisti contro beatrice venezi alla fenice di venezia
Ma chiunque sa come funziona un’orchestra è consapevole che un direttore indesiderato ha vita durissima, specie se non è esattamente Kleiber.
Ammesso che alla prima prova l’Orchestra non si alzi e se ne vada, per mandare a catafascio un concerto di Venezi basta semplicemente seguire lei e non il primo violino. Quindi il problema non è affatto risolto: è appena iniziato.
A rendersene conto, pare, è stata la stessa Venezi, che almeno è del mestiere. In colpevolissimo ritardo (si fosse ritirata all’inizio di tutta questa storia, ne sarebbe uscita in gloria), si è resa conto di essersi messa ed essere stata messa in una situazione insostenibile, e aveva annunciato ai suoi sponsor di voler rinunciare.
beatrice venezi bioscalin 357271
Ma, avendo scelto la strada della prova di forza, i suoi mandanti politici le hanno ingiunto di non farlo.
Nel frattempo, “la direttrice del lato B-ioscalin” annulla a raffica i suoi impegni italiani: ultima, la “Salome” di Sassari.
Vediamo quel che succederà a gennaio, quando in teoria dovrebbe dirigere “Carmen” (nota per Mazzi: di Bizet) a Pisa il 23 gennaio e “Aufstieg und fall der Stadt Mahagonny” (sempre per Mazzi: di Weill, e su libretto di quel pericoloso komunista di Brecht) a Trieste il 30.
ALESSANDRO GIULI CON DITINO BIRICHINO IN MEZZO ALLE GAMBE
Situazione bloccata, quindi. Ma forse non del tutto. Ci sono due variabili da considerare. Una è Alessandro Giuli, che potrebbe magari ricordarsi di essere lui il ministro della Cultura e che descrivono insofferente dell’attivismo del suo maldestro sottosegretario.
L’ex ultrà dell’Hellas Verona è riuscito nel non facile capolavoro di compattare contro di lui l’intero mondo dell’opera, che in teoria era quello che la destra doveva conquistare perché più identitario, tradizionale e nazionalpopolare (alla prima dell’Opera di Roma, giovedì, l’inconsapevole Mazzi è stato oggetto di infiniti lazzi e frizzi e battute e sfottò, aggravati dal fatto che si dava “Lohengrin”, opera pre-elettrica e lunghissima).
beatrice venezi giorgia meloni
L’altra variabile è la Lega. Finora sulla vicenda Fenice non è intervenuta, facendosi imporre il sovrintendente Nicola Colabianchi, la Venezi e gli altri camerati, e tollerando che il plurinquisito sindaco Luigi Brugnaro si schierasse contro il teatro della sua città e i suoi spettatori, a cuccia davanti alle “pressioni” (parole sue) romane.
Luca Zaia della Fenice si è sempre disinteressato, destinandole molti meno fondi che allo Stabile del Veneto e non ricevendo i lavoratori che gli avevano chiesto un incontro. Ma adesso tutto è cambiato: invece di essere superata da Fratelli d’Italia, la Lega in Veneto li ha doppiati, e il nuovo governatore, Alberto Stefani, pare più attento alla cultura del suo predecessore.
Non solo: a Venezia si vota l’anno prossimo, Brugnaro non potrà ricandidarsi e il Comune è contendibilissimo, perché lì lo sfidante di sinistra Giovanni Manildo ha preso uno 0,46% più di Stefani. Continuare a difendere l’indifendibile, e a stare contro i veneziani invece che con loro, potrebbe rivelarsi un pessimo affare.
AGGIORNAMENTO 29 SETTEMBRE
“VENEZI FACCIA UN PASSO INDIETRO, LE ORCHESTRE NON SONO SESSISTE" - GIANNA FRATTA, PLURIPREMIATA DIRETTRICE D'ORCHESTRA DI FAMA INTERNAZIONALE, INTERVIENE SULLA NOMINA DELLA BACCHETTA NERA MELONIANA A DIRETTRICE MUSICALE DELLA FENICE DI VENEZIA: "NON INTERESSA A NESSUNO CHE QUELLA DI BEATRICE VENEZI SIA UNA NOMINA POLITICA. A TUTTI GLI ORCHESTRALI IMPORTA SOLO DI ESSERE DIRETTI DA QUALCUNO IN GRADO DI OTTENERE IL MIGLIOR RISULTATO POSSIBILE. SE IL PASSO INDIETRO NON LO FA LEI, POTREBBE FARLO IL SOVRINTENDENTE COLABIANCHI, CHE HA IL DOVERE DI…”
Simonetta Sciandivasci per “la Stampa” - Estratti
Il caso Venezi è già un meme. È il destino delle polemiche: prima finivano in rissa, ora finiscono in farsa. Diventano una ridicola guerra tra opposti. In questo caso specifico, una guerra di consorterie sullo sfondo dello smantellamento e/o ridiscussione delle competenze che abbiamo preso a chiamare «nuova egemonia culturale».
Invece, la nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale del Teatro La Fenice di Venezia, e le reazioni che ha scatenato, sono un'occasione da non perdere per parlare di come funzionano i teatri lirici, le orchestre e gli enti sinfonici, e del ruolo «delicato, cruciale e puramente tecnico che ha un direttore musicale:
è impossibile sceglierlo senza consultare i professori e le professoresse dell'orchestra, ai quali sono dovuti fiducia e rispetto. Ciascuno di loro, se si trovasse davanti un talento eccezionale, saprebbe riconoscerlo», dice alla Stampa Gianna Fratta, pluripremiata direttrice d'orchestra di fama internazionale, Cavaliere della Repubblica e prima donna ad aver diretto i Berliner Symphoniker.
Come fa a dire che la reazione delle orchestre non è viziata da un pregiudizio?
«Non interessa a nessuno che quella di Beatrice Venezi sia una nomina politica. Conosco le orchestre, ci lavoro da anni, e garantisco che a tutti importa solo di essere diretti da qualcuno in grado di ottenere il miglior risultato possibile.
Se a Beatrice Venezi si sono opposti tutti gli enti lirici e sinfonici del Paese c'è un motivo: non sono tutti composti da pericolosi sovversivi di sinistra, bensì da professionisti che chiedono il rispetto di procedure ideate per tutelare degli equilibri e non degli status. Un'orchestra non è un gruppo di persone che suonano insieme: è una squadra. Come tutte le squadre, deve conoscere chi la guida per creare sintonia».
E come si fa, nel pratico?
«La nomina di un direttore o direttrice musicale, ruolo che non ha nulla a che fare né col direttore artistico né con il o la sovrintendente, avviene seguendo non un protocollo preciso ma una prassi consolidata: l'orchestra entra in contatto con il direttore, ed esprime poi il suo parere al sovrintendente.
Non viene mai estromessa, perché dalla qualità della relazione dell'orchestra con il direttore dipende la qualità di tutto quello che viene suonato e rappresentato. Ci sono stati grandissimi teatri che non hanno preso dei direttori musicali importantissimi perché umanamente non si trovavano bene con gli orchestrali.
La guida delle maestranze tecniche ed artistiche non può non tenere conto del loro parere: è la prima volta che accade ed è un fatto grave e irragionevole, realmente insensato».
Il problema è l'inesperienza?
« Se tutti hanno evidenziato la pochezza del curriculum è perché è effettivamente molto sottodimensionato rispetto a quello degli altri direttori che hanno lavorato alla Fenice.
Ma l'esperienza o l'inesperienza diventano cruciali se non ci sono altri criteri. Riccardo Muti era giovanissimo quando andò alla Scala, perché le orchestre vedono il potenziale.
Sono certa che se Venezi fosse stata testata, si sarebbe potuto contare su una valutazione obiettiva: se fosse stata bravissima, l'orchestra lo avrebbe compreso, non avrebbe fatto appello al curriculum, e avrebbe deciso di dare una opportunità a una persona giovane ed eccezionale: un teatro come la Fenice ha la credibilità per assumersi un rischio».
(…)
A questo punto Venezi cosa dovrebbe fare?
«Non do consigli. So cosa farei io: direi che senza l'orchestra dalla mia parte non posso fare la direttrice musicale, e saluterei. Se mi sentissi particolarmente sicura di me e del mio talento, chiederei di poter mantenere solo un titolo in cartellone e suonare una volta con l'orchestra, così da darle modo di valutare le chance future.
Se il passo indietro non lo fa lei, potrebbe farlo il sovrintendente Colabianchi, che ha il dovere di riportare il teatro alla normalità . Ci sono teatri che restano senza direttore musicale anche per anni, perché trovarlo è difficile».
È possibile che l'opposizione a Venezi sia dovuta anche alla sua mediaticità ?
«Se vai in tv a parlare di storia della musica classica con Corrado Augias o nei festival con Baricco a raccontare cos'è una sinfonia, a qualsiasi musicista è chiaro che fai bene al tuo teatro. Se, invece, scegli di prestare il tuo nome e il tuo volto alle pubblicità , ti intaschi del denaro, che è una cosa legittima, ma il teatro non ci guadagna.
Io ho ricevuto offerte di quel tipo e le ho rifiutate, perché volevo che fosse chiaro chi sono: una lavoratrice culturale».
Direttrici musicali ce ne sono poche perché?
«Fino a 60 anni fa, nei Berliner le donne non potevano suonare, ora sono in tutte le orchestre, se emergono poco è perché sono poche. Non sono mai stata vittima di discriminazioni sessiste, né me ne sono state riferite. Il nostro è un lavoro così tecnico che si dimenticano del tuo genere e ti valutano per cosa sai o non sai fare».
MA ’STA BEATRICE VENEZI È BRAVA O NO? A SENTIRE GLI ESPERTI, NO – ORA CHE LA “BACCHETTA NERA” È AL CENTRO DELLE POLEMICHE PER LA SUA NOMINA A DIRETTRICE DEL TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, ANDIAMO A VEDERE COSA SCRIVONO DI LEI LE RIVISTE SPECIALIZZATE – NEL 2024 “GBOPERA” L’HA STRONCATA: “LA DIREZIONE D’ORCHESTRA DI VENEZI NON AIUTA, COL SUO ANDAMENTO D’ALGIDO METRONOMO, SENZA UN GUIZZO PERSONALE” – LA RIVISTA “MUSICA” HA DEFINITO LA LETTURA DI “LA FAVORITA” AL TEATRO LIRICO DI CAGLIARI NEL 2025 “POCO COERENTE” CON SCELTE CHE “METTONO A DURA PROVA I CANTANTI” – “DOMANI”: “È DIFFICILE TROVARE UN RISCONTRO NELLA CRITICA SPECIALIZZATA ESTERA. OLTRE I NOSTRI CONFINI LA DIRETTRICE NON SEMBRA ESSERE MOLTO NOTA SE NON PER LE VICENDE POLITICHE CHE LA AVVICINANO ALLA PREMIER...”
Estratto dell’articolo di Gaia Zini per www.editorialedomani.it
giorgia meloni beatrice venezi
Beatrice Venezi, direttrice d'orchestra italiana, è stata nominata il 22 settembre come nuova direttrice musicale del teatro La Fenice di Venezia. L'incarico, deciso all'unanimità dalla Fondazione del teatro e sostenuto dal sovrintendente Nicola Colabianchi, inizierà ufficialmente nell'ottobre 2026 e durerà fino al marzo 2030.
[…] la decisione ha scatenato immediate polemiche. I lavoratori del teatro (circa 300, inclusi i 90 professori d'orchestra) hanno proclamato lo «stato di agitazione permanente» il 26 settembre, chiedendo la revoca immediata dell'incarico.
In una lettera aperta, l'orchestra ha contestato il profilo professionale di Venezi, sostenendo che «non ha mai diretto né un titolo d'opera né un concerto sinfonico pubblico in cartellone alla Fenice», che il suo curriculum «non è comparabile con quello dei direttori musicali stabili che negli anni si sono succeduti sul podio» e che manca di esperienza nei principali teatri e festival internazionali.
Hanno anche denunciato la procedura di nomina come «irricevibile», in quanto appresa solo tramite stampa e senza confronto, con tempistiche accelerate per evitare fughe di notizie. Il sindacato Rsu ha minacciato scioperi, manifestazioni e sit-in, definendo la scelta come politica più che artistica.
Beatrice Venezi non ha mai nascosto la sua amicizia con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il che le è costato non poche critiche. L’annuncio della nomina al teatro La Fenice ha solo riacceso un dibattito che in realtà accompagna da tempo la carriera della direttrice d’orchestra toscana.
Se da un lato il suo nome gode di visibilità mediatica superiore alla media dei colleghi, dall’altro la ricezione critica del suo lavoro musicale appare caratterizzata da valutazioni severe e da giudizi oscillanti.
Nel 2024, in occasione della Manon Lescaut al Festival Puccini di Torre del Lago, non sono mancate dure critiche. Sul sito specializzato Gbopera si legge: «La direzione d’orchestra di Beatrice Venezi non aiuta, col suo andamento d’algido metronomo, senza un guizzo personale; la direttrice è così concentrata dalla gestione orchestrale che arriva anche a perdere il contatto con i cantanti, persino il meraviglioso intermezzo suona quasi incolore. Da una direttrice blasonata come Venezi ci saremmo aspettati semmai sovrainterpretazione (che non va bene, ma con il verismo è più perdonabile) piuttosto che l’appiattimento su dinamiche e agogiche asettiche».
pietrangelo buttafuoco beatrice venezi
In modo simile, la rivista Musica ha definito la lettura di La favorita al Teatro Lirico di Cagliari ne 2025 «poco coerente» con scelte che «mettono a dura prova i cantanti» e «scoppi eccessivi di suoni negli ensemble».
Classe 1990, Venezi si è laureata in pianoforte nel 2010 al Conservatorio di Siena sotto la guida del maestro Norberto Capelli. Nel 2015 si è laureata in direzione d'orchestra con il maestro Vittorio Parisi presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, ottenendo il massimo dei voti con lode. Ha proseguito poi gli studi con diversi maestri tra Siena e Firenze.
Ha diretto orchestre in Italia e in tutto il mondo, dal Giappone alla Bielorussia, dal Portogallo al Libano, dal Canada all’Argentina, tra cui l’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, l’Orchestra della Foundation Bulgaria Classic, l’Orchestra e il Coro del Teatro Bolshoij di Minsk e La National Philharmonic Orchestra di Odessa.
Una carriera passata in parte anche all’estero, motivo per cui Venezi viene spesso presentata come artista di fama internazionale. Nonostante ciò, è difficile trovare un riscontro effettivo nella critica specializzata estera. Oltre i nostri confini la direttrice non sembra essere molto nota se non per le vicende politiche che la avvicinano alla premier e per le critiche che hanno segnato la sua giovane carriera.
Un caso che appare forse unico è il sito specializzato Bachtrack dove si trova un commento a proposito de L’amico Fritz, andata in scena all’Opera Holland Park di Londra nel 2021. Si legge una recensione positiva della sua direzione che viene definita una «performance esemplare».
FONTE: DAGOSPIA

















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