Nell’affaire Arianna Meloni, che secondo il Giornale e la premier Giorgia Meloni sarebbe il bersaglio grosso di un complotto ordito da renziani, giornali di sinistra e pm, una cosa è certa. A Palazzo Chigi da tempo sanno che nella procura più importante d’Italia, cioè Roma, non esiste nessun fascicolo a carico della sorella della presidente del consiglio.
Il retroscena pubblicato da Il Giornale e firmato dal direttore in persona, Alessandro Sallusti, sembra dunque solo un diversivo per fare rumore, distrarre e allo stesso tempo ricompattare elettorato e coalizione sui nemici di sempre: la magistratura e la stampa non allineata.Da quanto risulta a Domani, infatti, già lo scorso gennaio, quando già circolava con insistenza la voce di una presunta indagine sulla sorella della premier, dagli uffici giudiziari capitolini sarebbero arrivate rassicurazioni sull’assenza di inchieste nei confronti della sorella più potente d’Italia […].
Così Nello Trocchia e Giovanni Tizian smentiscono lo scoop del Giornale e il successivo rilancio di Giorgia Meloni e tutta la compagnia di vertice di Fratelli d'Italia. Non perdono però l'occasione di rievocare una vecchia indagine (dodici anni fa) contro Arianna e il marito, allora assessore della Giunta Polverini, finita con il proscioglimento.
La sorella della presidente del consiglio è stata infatti indagata a Roma ben 12 anni fa, quando nessuno la conosceva e Fratelli d’Italia doveva ancora nascere: il fascicolo è stato archiviato dopo la richiesta dei pubblici ministeri. Era il 2012, all’epoca Meloni era dipendente in regione, quando la procura capitolina indagava lei e il marito, l’allora assessore regionale e oggi ministro, Francesco Lollobrigida, per corruzione. Furono infatti accusati dai magistrati di Piazzale Clodio di aver favorito il costruttore Paolo Marziali nel 2009 in cambio di utilità . Per loro fortuna, la stessa accusa nel 2016 ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, perché gli episodi contestati ai due coniugi erano ormai troppo datati e perciò prescritti.
Ad ogni modo, Arianna rivendica i risultati politici dello scoopettone di Sallusti ma smentisce di averlo ispirato:
I Fratelli d'Italia uniti con le sorelle Meloni: è un complotto
«Domenica non c’è stata alcuna chiamata alle armi e nessuna regia — è la premessa — Anzi, sono commossa dalla solidarietà di Fratelli d’Italia che è stata spontanea. Non abbiamo certo dettato nulla a Sallusti, la cosa è partita da lui e non da noi. Si è provato a dire che è stato scritto sotto dettatura, ma non è così. Non abbiamo citofonato, ma certo non abbiamo ostacolato, perché è stato un modo per fare chiarezza».
I Fratelli d'Italia uniti con le sorelle Meloni: è un complotto
[ansa] "Vogliono indagare Arianna Meloni": il titolo domina la prima pagina del Giornale.
E l'allarme, firmato dal direttore Alessandro Sallusti, ipotizza che un asse fatto da quotidiani ostili, sinistra e pm militanti stia tramando contro la sorella della premier. Alla guida della segreteria politica di Fratelli d'Italia, Arianna potrebbe essere presto indagata - è l'sos del Giornale - per traffico di influenze sulle ultime nomine del governo. Provando così a minare la tenuta dell'esecutivo dal fianco più intimo.
Dalla masseria pugliese dove le due sorelle sono in vacanza è Giorgia Meloni a intervenire facendo sentire tutta la sua ira. "Purtroppo reputo molto verosimile quanto scritto oggi da Sallusti", dice la presidente del Consiglio definendolo "gravissimo se fosse vero" e paragonandolo a "uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi". Ossia "un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio - spiega - pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica". Quindi dopo aver "setacciato la vita mia e di ogni persona a me vicina, senza trovare nulla", la "peggior politica" è passata a "mosse squallide e disperate" come quella contro la primogenita di casa e sua amata sorella.
"Ma in fondo - chiude il ragionamento la premier - sarebbe anche un buon segno, perché queste mosse squallide e disperate da parte della peggiore politica significherebbero solo che stiamo smontando il sistema di interessi che tiene in ostaggio l'Italia da troppi anni. Quindi, avanti a testa alta, con ancora maggiore determinazione".
A parte la difesa di sangue, è la famiglia politica della dirigente di Fratelli d'Italia - dai capigruppo ai sottosegretari ai soldati semplici di partito - a fare quadrato. E dalla trincea, parte l'attacco: obiettivo del complotto - si scaldano i meloniani, a partire dal fedelissimo Giovanni Donzelli - è provare a fermare il governo e le sue riforme, oltre a "inquinare la democrazia". L'accusa di Donzelli, lanciata tutto d'un fiato in un video sui social, è che "una cospirazione di giornalisti, politici di sinistra e magistrati compiacenti" stia accerchiando Arianna con "un colpo basso e surreale", non essendo riusciti a colpire la premier. FdI quindi avverte: "Non passerete'" rivolgendosi ai "mestatori di professione" non meglio specificati né indicati.
Eppure nell'editoriale di Sallusti qualche nome c'é. Di politici legati a Matteo Renzi. Il giornalista parte dall'insistenza "morbosa" e "oggettivamente sproporzionata" rivolta a Meloni senior con articoli e retroscena che puntano a dimostrarne - è il ragionamento - il ruolo di grande manovratrice delle partite statali più delicate. Fin qui la stampa. Poi la politica, con l'applicazione del 'metodo Palamara', sostiene ancora Sallusti. Che cita le interrogazioni chieste dalle parlamentari di Italia viva, Raffaella Paita e Maria Elena Boschi, per vederci chiaro su un eventuale coinvolgimento della Sorella d'Italia su nomine Rai e di Ferrovie dello Stato.
All'ora di pranzo la replica Renzi. "Le sorelle Meloni vedono i fantasmi?", è l'incipit del suo lunghissimo tweet, che continua sarcastico: "Vi immaginate? Io che organizzo complotti assieme ai giudici (io!) perché arrivi un avviso di garanzia!". Poi insinua: "O le sorelle Meloni sanno qualcosa che noi non sappiamo e che capiremo nei prossimi mesi oppure qualche panzerotto è andato di traverso: dentro FdI c'è troppo nervosismo". Ripete di essere garantista e "non giustizialista come quelli di FdI" e difende i suoi che, con le interrogazioni, hanno fatto quello che fa l'opposizione.
Ad alzare i toni, è anche un altro storico esponente di destra come Fabio Rampelli, oggi alla vicepresidenza della Camera. Che intravede uno stile mafioso nella macchina del fango contro Arianna, attivata da qualche procura: "è un metodo più o meno in voga tra le cosche quando, impossibilitate a colpire i boss, i clan rivali fanno rappresaglie sui 'famigli", dice. Nel resto del centrodestra pro Arianna si schierano Andrea Crippa della Lega e Raffaele Nevi di Forza Italia: per il primo "lo scenario descritto preoccupa perché è verosimile"; per il secondo "è il vecchio vizio della sinistra di infangare gli avversari politici".
PS: Dagospia si è divertito a mettere alla berlina la "domenica bestiale" degli addetti stampa dei principali esponenti di Fratelli d'Italia impegnati a rilanciare sostanzialmente la stessa nota...
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