“Sono stato a colloquio con il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per ribadire la verità delle mie affermazioni contenute nella lettera inviata questa mattina al quotidiano ‘La Stampa’: mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all'organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata”.
Lo ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Una linea del Piave già abbondantemente sfondata dalle storie Instagram dell'esperta pompeiana. Dagospia che sta conducendo con grande determinazione la caccia al ministro fomenta la Barbie vesuviana:
SI dimette o non si dimette? 'O Ministro 'nnammurato non molla manco per il cazzo! E continua ad arrampicarsi sugli specchi della menzogna (vedi il sopracitato comunicato del governo).
A questo punto, il bene del patria, anzi della Nazione come la chiama Meloni, è nelle mani di Maria Rosaria Boccia. Dai! Tira fuori tutto, unghie audio e mail, e spedisci l’infingardo farfallone a gorgheggiare “Malafemmina” in qualche trattoria di Posillipo. Fallo per la tua dignità di sedotta e abbandonata.
La 'Barbie vesuviana' replica punto per punto alle sue affermazioni, mettendo ancora più nei guai il ministro della Cultura. Per aggiungerci, 'a finale' il carico da dodici: la nomina ci sarebbe stata . E' un match assolutamente impari: l'influencer stilista, che non è per niente sprovveduta, ha accumulato un ricco dossier di foto, email, messaggi di chat e ora spunta anche un audio, con la richiesta di una voce femminile di strappare il documento. Non ha niente da perdere e quindi continua a menare duro. Stampa (con Dagospia due spanne avanti a tutti, come spesso accade nel gossip politico) e opposizione rilanciano.
«Io non ho mai pagato nulla. Mi è sempre stato detto che il ministero rimborsava le spese dei consiglieri tant’è che tutti i viaggi sono sempre stati organizzati dal Capo segreteria del ministro». Questa affermazione smentisce non solo il ministro ma anche il presidente del Consiglio, che proprio ieri sera aveva rassicurato i telespettatori: neanche un euro degli italiani era stato speso per i viaggi al seguito di Genny dell'assistente personale.
Stesso problema per la sua presenza in riunioni operative per il G7 della cultura a Pompei, negata da Sangiuliano ma di cui resta traccia anche in un'email del sovrintendente di Pompei, che Boccia riceve per conoscenza. «Quindi non abbiamo mai fatto riunioni operative? Non abbiamo mai fatto sopralluoghi? Non ci siamo mai scambiati informazioni?».
Per finire, alla grande con la nomina a consigliera per i grandi eventi (la smentita che ha innestato la tempesta): «Siamo sicuri che la nomina non ci sia mai stata? A me la voce che chiedeva di strappare la nomina sembrava femminile. La riascoltiamo insieme?». Secondo Dagospia, la voce furiosa sarebbe di Federica Corsini in Sangiuliano.
Mistero pompeiano: Giorgia difende Genny, Boccia li smentisce immediatamente
Giorgia Meloni ci prova a non scaricare Gennaro Sangiuliano. Ma la protagonista del mistero pompeiano è un osso durissimo: e riparte subito all'attacco, smentendo immediatamente il premier. Il ministro della Cultura è da giorni nella tempesta mediatica per la vistosa presenza al suo fianco, in numerosi eventi istituzionali di un'assistente personale, Maria Rosaria Boccia, a cui è stato promesso e poi negato un incarico di "consulente Grandi eventi" per l'assenza di adeguati curriculum e competenze.
"Io ho parlato con il ministro Sangiuliano, soprattutto per le questioni che interessano il profilo del governo – ha spiegato Giorgia in un'intervista da Paolo Del Debbio su Rete 4 – e mi dice che effettivamente lui aveva valutato la possibilità di dare a questa persona un incarico di collaborazione non retribuito, poi ha fatto una scelta diversa, ha deciso di non dare quell'incarico di collaborazione per chiarire alcune questioni. Mi garantisce che questa persona non ha avuto accesso a nessun documento riservato, particolarmente per quello che riguarda il G7 e soprattutto mi garantisce che neanche un euro degli italiani e dei soldi pubblici è stato speso per questa persona. E queste sono le cose che a me interessano per i profili di governo, poi il gossip lo lascio ad altri perché non ritengo di doverlo commentare io".
Subito dopo l'intervista compare sul cliccatissimo profilo Threads della "donna del mistero pompeiano" una storia in 4 schermate, con tanto di tag per il presidente del Consiglio. Pagina 3 e 4 sono due fogli velati di cui è possibile leggere soltanto il titolo.
In una lunga nota dell'Ansa Francesca Chiri ricostruisce così lo stato del "mistero pompeiano" dopo la difesa d'ufficio del premier per il ministro
Il fatto è che le nuove evidenze emerse dall'affaire Boccia segnalavano proprio l'indiscreta presenza dell'imprenditrice in occasione dei sopralluoghi effettuati dallo staff del ministro a Pompei dove sarebbero stati in programma per i rappresentanti dei governi stranieri una visita al Parco archeologico, un concerto della direttrice d'orchestra e consigliera del ministro, Beatrice Venezi, e una cena nella Palestra Grande.
E per la cui organizzazione sarebbe partita una mail, pubblicata da Dagospia, del direttore del Parco di Pompei, l'archeologo tedesco Gabriel Zuchtriegel, che aveva in copia non solo i funzionari del ministero, come il capo della segreteria tecnica, il consigliere diplomatico, ma anche lei, Maria Rosaria Boccia. Che sarebbe stata quindi informata, al pari degli addetti autorizzati, del possibile percorso che effettueranno i ministri.
"Il G7 cultura è ancora sicuro?", attacca dall'opposizione il Pd. Anche il M5s chiede come possa essere possibile che la "non consigliera" di Sangiuliano "ricevesse mail con informazioni sensibili da funzionari del ministero della Cultura, per giunta su un account non protetto".
"Siamo davanti a una situazione molto grave che dimostra gravi falle organizzative su cui chiediamo chiarezza e che vengano fatti tutti gli accertamenti del caso anche da parte della Farnesina e del ministero degli Interni", dice la capogruppo democratica in commissione Cultura della Camera, Irene Manzi che non esclude neppure l'ipotesi di un possibile "danno erariale per l'amministrazione".
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