Un tempo c'era la Bestia. La macchina da guerra mediatica di Salvini non perdeva un colpo. Per essere poi travolta da uno scandalo in cui il suo capo riuscì a connettere tutti i demoni agitati per colpire il nemico: se hai pestato duro l'universo mondo su morale sessuale, droga e immigrazione mica ti puoi far beccare come protagonista di festini gay con prostituti romeni e consumo di coca.
Ovviamente poi la cosa è finita in un nulla giudiziario. Come tantissimi altri scandali. C'è anche questo trauma dietro la determinazione del guardasigilli Nordio a limitare l'uso delle carte delle indagini preliminari. Del resto è la grandiosità dell'eterogenesi dei fini: si possono fare ottime cose per motivi egoistici, stupidi e banali. Poi le cose fatte restano, i motivi scadenti chi se li ricorda più.
SuperGiorgia è stata bravissima a svuotare il bacino elettorale della Lega, mettendo a profitto politico tutti gli errori di Salvini (e sono tanti), ma sul fronte della comunicazione social (e non solo) è un disastro continuo. Nel solo mese d'agosto siamo già al non c'è due senza tre.
Ha cominciato Genny Sangiuliano, il ministro della Cultura. Prima si autoassolve, in modo infantile e carognesco (è colpa del social media manager) per una gaffe clamorosa: i duecentocinquanta anni di storia di Napoli. Poi, dopo la rivolta della categoria, lancia il messaggio rassicurante: non mando a casa un padre di famiglia, ho accettato le dimissioni ma l'ho trasferito in archivio (apprezziamo anche se non si capiscono le competenze di un ballerino che diventa autore Rai...).
Ha proseguito Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia. In tour nelle carceri pugliesi piazza una doppietta: si fa fotografare con una sigaretta accesa sotto il cartello del divieto di fumo nel carcere di Brindisi, poi va a Taranto e dichiara che lui con i detenuti non ci parla, solo con il personale. Il premier invece sì.
Oggi arriva una notissima europarlamentare, Lara Magoni, a chiudere il tris. Matteo Salvini, in vacanza a Ugento, perla del Salento, con la sua compagna, Francesca Verdini, pubblica una foto gioiosa su Instagram con la banalità di rito. Un hater lo insulta: "ma vaff..." e spunta, tra i tanti, il like di Magoni. Che, ahilei, ad aumentare l'imbarazzo, è una che ha cominciato la carriera politica con l'elezione nella lista Maroni. L'ultima delle sue tre consiliature (2018-2023) l'ha fatta con Fd'I come assessore al turismo e al marketing. Non troppo rapido il dietrofront, ma è comprensibile nel weekend dopo Ferragosto:
«Vorrei precisare di non aver posto alcun like a un post su Facebook che insultava Matteo Salvini e la sua fidanzata». La risposta dell'eurodeputata arriva dopo qualche ora. «Ãˆ evidente che si è trattato di un errore da parte di chi gestisce i miei social, errore del quale mi dispiace, e che ho provveduto prontamente a far rimuovere. Ribadisco la mia stima personale e politica per Matteo Salvini, nostro prezioso alleato».Lara Magoni ha una lunga storia di successo personale e di incarichi politici di vertice. Vicecampionessa mondiale di sci (dietro Deborah Compagnone nello slalom speciale al Sestriere) è stata per tre mandati consigliere federale Fisi e consigliere nazionale Coni (2001-2012) e presidente della Commissione nazionale atleti per poi entrare in consiglio regionale.
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