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sabato 24 agosto 2024

Polemica tra governo e Stellantis, Urso: "Noi abbiamo fatto la nostra parte, loro no":



Continua, senza sosta, lo scontro tra il governo italiano e Stellantis e in particolare tra il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso e il Ceo del gruppo, Carlos Tavares.


Al meeting di Rimini va in scena l’ennesimo capitolo della battaglia fra Governo e il gruppo con tanto di ultimatum da parte del ministro: se non arriveranno risposte, nelle prossime ore le risorse del PNRR verranno destinate altrove.  


Out out quindi dal Governo che, a detta di Urso, ha fatto la sua parte mentre l’azienda ancora no. E dal palco della convention di Comunione e Liberazione, il ministro (che fu vice di Minniti in Proposta Italiana e poi vicedirettore al Roma di Napoli)  dice di aspettarsi che Stellantis, in quanto erede della Fiat, si faccia carico di rilanciare l'auto italiana.


Per Urso il gruppo s'è dimostrato inaffidabile per gli impegni presi e poi disattesi sulla produzione industriale in Italia e ha obbligato il colosso automobilistico, nato dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles PSA con sede legale ad Amsterdam e sede operativa a Hoofddorp che controlla quattordici marchi automobilistici, a un'accelerazione. Nella querelle fra il Governo Meloni e il gruppo franco-italo-americano, finiscono anche i fondi legati al PNRR e destinati all’apertura della GigaFactory di Termoli, con il ministro che avverte il Ceo portoghese che "la scadenza è nelle prossime ore", entrando nel merito delle questioni sospese: “Stellantis deve dare una risposta a breve, perché se non risponde positivamente sul progetto della gigafactory a Termoli, le risorse del Pnrr saranno destinate ad altri. Non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non mantiene gli impegni”.


Poi entra ancora di più nello specifico, facendo un elenco di ciò che si aspetta che venga fatto: "Deve dirci come vuole realizzare la crescita del sistema dei veicoli nel nostro paese per raggiungere l’obiettivo del milione di veicoli, con cui Tavares disse di essere d’accordo. Devono rispondere in quali stabilimenti, se davvero faranno la quinta auto a Melfi, se davvero investono su Pomigliano, se davvero intendono realizzare a Cassino, se intendono fare la 500 ibrida a Mirafiori”.


In fine l'affondo: “Deve dirci anche con quali investimenti, perché non può presentarci contratti di sviluppo, come è successo, in cui richiede risorse allo Stato per ridurre l’occupazione – ha detto in conclusione – È Stellantis che deve capire che i contratti di sviluppo si fanno con chi crea occupazione, non con chi la riduce”.




A distanza di poche ore viene diramata la replica del Gruppo: “Stellantis rimane concentrata sull’esecuzione del piano per l’Italia per i prossimi anni, già comunicato ai partner sindacali, che assegna una missione a ogni stabilimento e include progetti importanti come quello per Mirafiori 2030”.


Sul tema intervengono anche i sindacati con la Cisl che, per bocca del suo Segretario generale Luigi Sbarra, si dice preoccupata. "La novità è che nel primo semestre del 2024 la produzione di veicoli del gruppo si è ridotta del 25% rispetto al 2023. Si segnalano preoccupazioni in quasi tutti gli stabilimenti italiani, in alcuni dei quali sta scadendo la cassa integrazione e se non si interviene con norme legislative finalizzate a prorogare, nel 2025 rischiamo di perdere circa 25mila posti di lavoro», ha dichiarato il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. Per questo «penso che sia venuto il tempo che Stellantis presenti un serio progetto industriale – ha osservato il sindacalista –, non si può tirare troppo la corda. Ci sono difficoltà a Melfi, dove sono stati annunciati 5 nuovi modelli, ma ci vorrà del tempo". Inoltre, "non abbiamo notizie circa l’investimento della gigafactory a Termoli, Mirafiori è un bagno di sangue e da “capitale” dell'automotive nel nostro Paese sta vivendo una stagione di grande preoccupazione, di grande incertezza produttiva e occupazionale. Stessa cosa dicasi per Cassino e di Pomigliano".


Insomma, a un anno dall'inizio del confronto e dall'apertura del tavolo di discussione, la situazione dell'automotive in Italia non sembra migliorare ma peggiorare: nei primi sei mesi di quest’anno la produzione di Stellantis è letteralmente crollata, rendendo ancora più evidente il disimpegno del colosso dell’auto negli impianti produttivi dislocati sul territorio nazionale, molti dei quali perennemente in cassa integrazione. Ricordiamo poi gli effetti delle varie tensioni che hanno prodotto il cambio del nome (da Milano a Junior) dell'Alfa Romeo prodotta all'estero e della paventata ipotesi, da parte del Governo, di rilevare i marchi Innocenti e Autobianchi (di proprietà del Gruppo) per cederli ai cinesi per riportarli in vita. Un anno di scontri, ultimatum e tensioni che ha visto gli eredi della casa automobilista italiana sempre meno interessati alla loro eredità ed alla leadership nell'industria italiana, creando problemi non indifferenti al numero uno dello sviluppo economico del governo e, prima ancora, al sistema economico e produttivo dell'Italia. Speriamo in un colpo di scena nel finale.


canton



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