Continua lo scontro tra Tajani e la Lega sullo ius scholae, il diritto alla cittadinanza per gli stranieri che completano il ciclo di studi obbligatorio. La bandiera che il leader di Forza Italia ha scelto per rispondere alle pressanti richieste di Marina Berlusconi di caratterizzare il partito in chiave laica e riformista, come lo voleva Silvio. E il meeting a Rimini di Comunione e Liberazione, dove Salvini aveva lanciato il guanto di sfida, è stato il terreno ideale per il rilancio
Lo ius scholae non è una battaglia, è una posizione culturale. È la nostra identità . E io faccio politica. La società è cambiata, vogliamo capirlo? Non era nel programma nemmeno l’elezione della von der Leyen. Non mi pare che il governo sia caduto
E invece sì. In serata la Lega avverte: «Che fanno, approvano la riforma con la sinistra? Così il governo rischia».
Gianfranco Fini: non ho cambiato idea
A sua volta Gianfranco Fini, interpellato dall'Ansa, si riprende quello che è suo. Lo ius scholae fu infatti una sua idea per risolvere il problema delle pratiche di cittadinanza troppo lunghe e farraginose. E in fondo, si sa, la cultura ci fa liberi.
"Sulla cittadinanza io non ho cambiato idea e confermo tutto quello che dicevo allora". Così Gianfranco Fini, ex presidente della Camera e storico leader di Alleanza nazionale, commenta il dibattito in corso sulla riforma della cittadinanza. Interpellato dall'ANSA, conferma che la sua posizione è quella sostenuta 15 anni fa sia rispetto alla società che è cambiata grazie agli italiani di seconda generazione, sia rispetto alla necessità di un intervento normativo.
Era il 2009, a Palazzo Chigi c'era Silvio Berlusconi con il suo quarto governo di centrodestra (Partito della libertà e Lega nord) e Fini, terza carica dello Stato, si espresse apertamente e nettamente a favore di una modifica della legge in chiave di 'ius scholae'. Ossia il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri che abbiano completato un percorso scolastico che va dalle elementari alle medie, accompagnato dal consenso dei genitori e dalla volontà reale di diventare cittadini.
Zaia contrario allo ius soli ma "tempi troppo lunghi per i ragazzi delle nostre scuole"
Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha ribadito la sua posizione contraria allo ius soli ma ha affermato che i tempi per ottenere la cittadinanza sono troppo lunghi per i ragazzi che frequentano le scuole italiane.
L'occasione è stato il quarto appuntamento della rassegna letteraria “Autori in Costa”, organizzata da La Ragione all’Hotel Delle Rose di Porto Cervo, dove Zaia ha affrontato anche il tema del suo futuro politico, dicendo di non avere ancora chiaro quale sarà il suo prossimo ruolo, anche se ha ironizzato sulla possibilità di essere eletto alla presidenza del Coni.
Il presidente del Veneto ha toccato anche il tema dell’autonomia differenziata, un argomento centrale nella sua carriera politica, esprimendo amarezza per l’accusa che l’autonomia dividerebbe l’Italia, definendo queste affermazioni come una “colossale fregatura” per i cittadini del Sud. Secondo Zaia l’autonomia non divide ma incentiva a una maggiore assunzione di responsabilità per promuovere efficienza e ricchezza, contrastando la cattiva gestione centralista.
IL CASO
Il tutto nasce dalle recenti aperture da parte di Antonio Tajani, segretario nazionale degli azzurri ed attuale ministro degli Esteri, il quale aveva spiegato come lo Ius scholae fosse "una presa d'atto rispetto a una realtà che cambia". Allo stesso tempo Tajani aveva sottolineato che "non è un tema dell’agenda di governo", registrando in merito la contrarietà di Fratelli d'Italia e Lega, ma difendendo la propria (e quella del suo partito) libertà di pensiero.
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