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venerdì 21 novembre 2025

Figli e figliastri: il vice di Mattarella può fare politica, il consigliere no

L’IMPARZIALITÀ VALE SOLO PER GLI ALTRI – FRATELLI D’ITALIA SI INDIGNA PERCHÉ UN CONSIGLIERE DEL QUIRINALE AVREBBE PARLATO DI POLITICA IN UNA CONVERSAZIONE PRIVATA. E ALLORA IGNAZIO LA RUSSA? IL PRESIDENTE DEL SENATO, SECONDA CARICA DELLO STATO, PARTECIPA A COMIZI ED EVENTI POLITICI, ENTRA A GAMBA TESA SULLE INCHIESTE, CHIEDE LE DIMISSIONI DI AVVERSARI POLITICI – LE FRASI INDECENTI SULLE SS DI VIA RASELLA (“UNA BANDA MUSICALE DI SEMI PENSIONATI”), L’INVITO ALL’ASTENSIONE AI REFERENDUM, LE MEZZE PRECISAZIONI

Estratto dell’articolo di Giulia Merlo per “Domani”

 

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI

Lo scontro istituzionale tra Quirinale e Fratelli d’Italia è chiuso a parole, ma apertissimo sia politicamente sia mediaticamente. Politicamente, per colpa del comunicato fatto filtrare da palazzo Chigi dopo il colloquio tra Giorgia Meloni e Sergio Mattarella: in quella sede la premier si era posta come sinceramente dispiaciuta dell’incidente, ma la velina uscita dai suoi uffici l’ha descritta ancora bellicosa nei confronti del consigliere del capo dello Stato, Francesco Saverio Garofani.

 

Un voltafaccia […] che ha decisamente infastidito il Colle. Un fastidio […] fatto recapitare a chi di dovere per poi stimolare il comunicato successivo dei capigruppo di FdI, che hanno dichiarato «chiusa la questione» (aperta però sempre da loro con Galeazzo Bignami) […].

 

GALEAZZO BIGNAMI


Basterà? Di certo l’irritazione rimane, anche perché al Colle nessuno dimentica l’illazione, bollata come «ridicola», di una presunta cospirazione quirinalizia contro il governo, per altro in nessun modo motivata dai virgolettati pubblicati.

 

Tanto più che il «provvidenziale scossone» contro il governo Meloni attribuito a Garofani  […] non è mai stato pronunciato. […] Del resto è emerso che la conversazione carpita e riportata nel pezzo è avvenuta durante una cena a piazza Navona organizzata da Luca Di Bartolomei […].

 

Erano presenti manager, esponenti dello sport, politici e giornalisti, tutti accomunati dalla fede romanista. Al tavolo con Garofani ci sarebbero state una ventina di persone e la “gola profonda”, secondo Dagospia e i ben informati, sarebbe già stata individuata. 

 

[…] Il paradosso ulteriore, si ripete in ambienti d’opposizione, è che proprio Fratelli d’Italia oggi decida di ergersi a paladina dell’essere e apparire istituzionali in tutti i contesti, impartendo lezioni di contegno a un consigliere di Mattarella il cui nome è noto agli addetti ai lavori ma non certo di grande risonanza mediatica.

 

IGNAZIO LA RUSSA

Proprio in casa meloniana, infatti, alberga la maggiore contraddizione e a incarnarla è Ignazio La Russa, seconda carica dello stato e supplente del presidente della Repubblica in caso di suo impedimento.

 

Proprio lui è stato da subito il grande teorizzatore che l’istituzione la si incarna nell’esercizio della funzione nell’aula di palazzo Madama ma, sceso dallo scranno foderato di rosso, La Russa ha sempre orgogliosamente rivendicato il suo diritto a essere di parte.

 

[…] Una filosofia applicata sin da subito: già nel dicembre 2022, a due mesi dalla sua elezione, l’esponente di FdI ha pubblicamente celebrato il settantaseiesimo anniversario della nascita del Movimento sociale italiano, ribadendo la sua appartenenza alla tradizione post-fascista.

 

ignazio la russa al comizio per sangiuliano

Pochi mesi dopo, si è lanciato in dichiarazioni revisioniste sulla strage nazi-fascista delle fosse Ardeatine, definendo le SS presenti in via Rasella come «non nazisti, ma una banda musicale di semi pensionati».

 

Addirittura, in occasione dei referendum sul lavoro e sulla cittadinanza promossi dai sindacati, ha pubblicamente preso posizione dicendo che si sarebbe «impegnato per l’astensione» perché «dalla sinistra c’è una campagna d’odio» e «il campo largo è morto».

 

Di recente, infine, è entrato a gamba tesa nell’inchiesta sull’edilizia a Milano, che ha toccato anche la giunta di Giuseppe Sala. La Russa ha pubblicamente detto che «la giunta deve dimettersi» e così anche il sindaco Beppe Sala, «che non ha la maggioranza».

 

DIMISSIONI - IL MURALE DI LAIKA IN VIA RASELLA

In seguito a ogni pubblica presa di posizione sono poi arrivate le sue precisazioni, mezzi passi indietro ma anche rivendicazioni del suo diritto ad avere una opinione politica […]. Tanto che La Russa ha continuato a partecipare a iniziative politiche.

 

L’obbligo di apparire sempre imparziale vale quindi per un consigliere del Quirinale, altrimenti FdI si sente legittimata a credere a retroscena su presunti golpe del Quirinale. Lo stesso obbligo, invece, non grava sul presidente La Russa, che fuori da palazzo Madama può orgogliosamente tornare a indossare la casacca di partito. […]


DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

SERGIO MATTARELLA - GALEAZZO BIGNAMI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

Il Garofani-gate, nonostante le polemiche politiche e i tanti articoli dedicati al caso dalla stampa nazionale, è ben lontano dal chiudersi.

 

Il tentativo di Fratelli d’Italia di gettare acqua sul fuoco, con la nota distensiva verso il Quirinale dei capigruppo, Lucio Malan e Galeazzo Bignami, non dissipa i tanti dubbi alimentati dagli articoli de "La Verità".

 

Innanzitutto, esiste o no un audio di Francesco Saverio Garofani, consigliere di Sergio Mattarella che a una cena si sarebbe lasciato andare a considerazioni politiche che il quotidiano di Belpietro ha tradotto in un roboante quanto inconsistente “piano del Quirinale per fermare la Meloni”?

 

Il condirettore del quotidiano, Massimo De Manzoni, ieri ha fatto il vago: “Potrebbe esserci una registrazione”. 

maurizio belpietro 02

Oggi il vice di Belpietro, Martino Cervo, ospite di SkyTg24, ha ribadito: "Non è una cosa che posso né confermare né smentire. [...] Non possiamo escludere che esista perché dato il luogo dove sono state pronunciate quelle frasi, confermate dal diretto interessato, nessuno di noi può escludere che questo audio ci sia', ma allo stesso modo 'non posso confermare in questa sede che questo audio esista né io l'ho ascoltato'".

 

In realtà l’esistenza di un file appare, con il passare delle ore, sempre meno probabile. 

LA MAIL DI MARIO ROSSI PUBBLICATA DA LA VERITA SUL PRESUNTO COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO MELONI

D'altronde se la registrazione esistesse, perché non pubblicarla e fare così  definitivamente chiarezza? 

 

Il sospetto è che l’esistenza dell'audio sia stata ventilata più come spauracchio, forse come "mind game" verso Garofani che, temendo di essere sbugiardato da una registrazione, non ha potuto né tacere né smentire gli articoli de "La Verità". 

 

Mettetevi nei suoi panni: era a una cena conviviale con amici, si è lasciato andare a qualche considerazione politica, ha dialogato sullo stato di salute del Pd. Non poteva avere, giorni dopo, l'esatta contezza delle parole effettivamente utilizzate. 

 

Sapeva, questo sì, di non aver evocato alcun "provvidenziale scossone" né di aver tratteggiato chissà quale "piano" per abbattere Giorgia Meloni e il suo governo. Ma le parole usate per commentare lo stato di salute dei dem, queste no, non poteva ricordarle. E allora, nel dubbio, Garofani ha rilasciato qualche dichiarazione al "Corriere della Sera".

 

I più hanno voluto leggere le sue parole come una conferma dello "scoop" di Belpietro. Ma in buona sostanza ha riconosciuto di aver preso parte alla conversazione politica, si è intestato i ragionamenti sul Pd che non riesce con Elly Schlein a creare un'alternativa al governo Meloni e ovvietà di queste tipo che sono mesi e mesi che la fanno da padrone in tutti i dibattiti, ma ha smentito qualunque trama complottista del Colle. E tanto basterebbe per ritenere chiarito lo "scandalo". 

 

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI

E invece no. I giornali ci hanno ricamato su, si sono concentrati sui possibili risvolti fanta-politici della vicenda. Francesco Malfetano sulla “Stampa” evoca gli “apparati”, Monica Guerzoni sottotraccia fa capire che dietro allo “scandalo” ci sia un “duello” Crosetto-Meloni per il Quirinale, “mentre Stefano Folli ne fa una questione di scacchiere internazionale e di ombre russe:

 

“Non bisogna dimenticare […] che il Quirinale è oggetto degli strali del Cremlino con un'insistenza più che sospetta. Nel quadro della "guerra ibrida" a cui era dedicato il Consiglio di difesa dell'altro giorno, con i dati forniti dal ministro Crosetto, questa pressione putiniana rivela soprattutto un aspetto: a Mosca c'è chi ritiene che l'Italia sia il "ventre molle" […] dello schieramento occidentale. E tra le posizioni russofile di Salvini e quelle analoghe dei Cinque Stelle non è strano che qualcuno ritenga di poter ricavare qualche vantaggio a buon prezzo”.

 

 

luca di bartolomei convegno dell associazione agostino di bartolomei al tempio di adriano

Tocca ricorrere al solito rasoio di Occam: tra più spiegazioni valide, bisogna sempre scegliere la più semplice.

 

Questa volta dunque, più che una “guerra ibrida” o una trama di “apparati”, ad aver innescato il Garofani-gate potrebbe essere stata una "gola profonda", anche un po' pasticciona.

 

Per capire bene cosa sia avvenuto, occorre ripartire dai fatti. 

 

Giovedì 13 novembre, al Tempio di Adriano, in pieno centro a Roma, si tiene un evento organizzato da Luca Di Bartolomei per l’associazione intitolata a suo padre Agostino. Un convegno per promuovere le attività solidali dell’ente, che offre borse di studio ai giovani in difficoltà, per farli studiare e praticare sport.

 

 

maurizio belpietro giorgia meloni

Come racconta Lorenzo De Cicco su “Repubblica”: “Diversi ospiti, anche volti noti: il conduttore di Di Martedì Giovanni Floris, il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, manager come Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema […]. C’era anche Lando Maria Sileoni, che ieri è stato intervistato da Panorama, settimanale diretto sempre da Belpietro, descritto così: ‘Indiscusso leader della Fabi, il più potente sindacato dei bancari italiani’”.

 

A fine convegno, una piccolissima parte degli invitati, 16 persone e nessuno di quelli elencati sopra, va a cena alla Terrazza Borromini, con affaccio su piazza Navona, il cui titolare ha ottimi rapporti con Luca Di Bartolomei. La sala non era riservata, ciò significa che il ristorante era aperto anche ad altri clienti.

 

alessandro sallusti

Al tavolo di Luca di Bartolomei, organizzatore della serata, sedeva un gruppo di amici. Era una cena ristretta, d'altronde.

 

Insieme a Francesco Saverio Garofani c'erano vari manager, consulenti, un amministratore delegato di una banca, due cronisti sportivi Rai (Carlo Paris e Fabrizio Failla) e…un giornalista che in passato ha lavorato in un quotidiano di destra, già diretto in passato da Belpietro. Un dettaglio, quello del vecchio impiego del cronista, che ha attirato l'attenzione degli "addetti ai livori". 

 

Va tenuto a mente, infatti, che la mail inviata dal misterioso “Mario Rossi” (dall’account  stefanomarini@usa.com), con il resoconto della serata e le dichirazioni di Garofani,  è stata recapitata ad altri quotidiani. Sicuramente l'ha ricevuta “il Giornale” di Sallusti, che ha preferito non dar seguito alla segnalazione. A "Libero" non sarebbe arrivato nulla, almeno così dice il direttore Mario Sechi.

 

L'atmosfera della tavolata alla "Terrazza Borromini" era assolutamente conviviale: si parlava di calcio, di lavoro e a un certo punto il discorso è scivolato verso la politica. Tema caro a molti dei presenti: il futuro del centrosinistra e lo stato comatoso del Pd.

MAURIZIO BELPIETRO 2

Francesco Saverio Garofani, assicurano a Dagospia alcuni presenti alla cena, non ha mai parlato né di Giorgia Meloni né ha mai pronunciato la parola “scossone”.

 

Del resto, nemmeno l’improvvido “Mario Rossi” attribuisce l’invocazione di un “provvidenziale scossone” al consigliere di Mattarella. Nella mail le due parole non erano virgolettate ma erano frutto di un ragionamento di chi ha vergato il racconto.

 

E' stato Maurizio Belpietro, nel suo articolo di martedìad aggiungere le virgolette a quelle parole, affibbiandole di fatto a Garofani. Una mossa da prestigiatore che ha così permesso a Belpietro, pur sempre cresciuto al magistero di Vittorio Feltri (uno che sapeva come creare scandali), di sparare in prima pagina il titolo evocativo e esagerato: “Piano del Quirinale per fermare Meloni”.

 

luca di bartolomei

C’è anche un secondo “errore”, come ricorda ancora Lorenzo De Cicco su "Repubblica": “Non tornano le date. La conversazione, scrive Mario Rossi nella mail di domenica, risalirebbe al giorno prima: si legge infetti che ‘l’incontro conviviale è avvenuto ieri’. Dunque sabato. La Verità non ha nemmeno cambiato questa parte, nonostante sia andata in edicola martedì. Da quanto apprende Repubblica, invece, la cena in questione è avvenuta giovedì 13 novembre”.

 

Pasticcione, dunque, questo "Mario Rossi". Ma anche a "La Verità" non scherzano.

In ogni caso, la misteriosa "gola profonda", di ora in ora, è sempre meno misteriosa...

 

E' facile immaginare come, su una tavolata di 16 persone, sfogliando la margherita dei  sospetti, sia stato possibile arrivare rapidamente a un nome. Tolti Garofani, Luca Di Bartolomei e qualche altro fidatissimo amico, lo spazio si è ristretto fino a individuare il maldestro spione...

 

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

https://www.dagospia.com/politica/dagoreport-gioco-prestigio-maurizio-belpietro-tutto-casino-presunto-454625

 

DI BARTOLOMEI 'COMPLOTTO? SOLO TAVOLATA TRA AMICI ROMANISTI'

IL VIDEO CON CUI GIORGIA MELONI, NEL 2018, CHIEDEVA LA MESSA IN STATO D'ACCUSA DI SERGIO MATTARELLA

(ANSA) -  "Ma quale complottone contro il governo... Io sono anni che lavoro in contesti prossimi alla politica e so riconoscere quando una discussione fa un salto di scala, diventa sensibile. Invece ho letto delle cose campate in aria, costruite in maniera totalmente artificiosa. Sono stati estrapolati pezzi di conversazione, anche di soggetti diversi".

 

Lo afferma in una intervista a La Repubblica Luca Di Bartolomei, il figlio di Agostino, calciatore bandiera della Roma tragicamente scomparso. E' stato Luca ad organizzare la cena alla quale ha partecipato Francesco Saverio Garofani, il consigliere del presidente della Repubblica, poi finito al centro delle polemiche.

 

Si trattava, spiega Di Bartolomei, della "cena annuale, lo scorso giovedì 13 novembre, che ha seguito la presentazione al Tempio di Adriano delle attività dell'associazione nata per ricordare Agostino con l'obiettivo di aiutare i giovani in difficoltà a studiare e praticare sport".

 

"Sappiamo tutti - sottolinea - chi è Francesco, a cui sono legato da molti anni da affetto e stima. Quale sia il suo stile. E' la persona più moderata e più istituzionale che abbia mai conosciuto. Uno cui non ho mai sentito dire una parolaccia in vita, per dare un'idea del tipo. Figuriamoci i complotti".

 

sergio mattarella giorgia meloni

"Era tutto tranne che un incontro carbonaro. Anche perché - ricostruisce Di Bartolomei - il locale era aperto al pubblico. C'era convivialità, qualche sfottò e anche la garanzia della massima riservatezza. Per questo sono amareggiato. Come si può accettare questo attacco volgare al capo dello Stato e a Francesco, finito in un tale tritacarne mediatico? La violazione di uno spazio amicale è inaccettabile".

 

MARIO ROSSI INFORMATORE, GIALLO SULLA MAIL AI GIORNALI

(ANSA) - L'articolo lo ha pubblicato La Verità, firmato con uno pseudonimo, Ignazio Mangrano. Ma lo stesso identico testo è arrivato domenica all'ora di pranzo in almeno tre redazioni, di area di centrodestra, inclusa quella del Giornale, dalla casella mail stefanomarini@usa.com, e firmato Mario Rossi.

 

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI

Questo elemento getta tinte di giallo sullo scontro politico istituzionale nato dal caso Garofani, anche perché è diventato un dato lampante quando le testate online di Repubblica e Stampa hanno fatto emergere questo retroscena poche ore dopo la conclusione dell'incontro al Quirinale fra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, pubblicando anche la foto della mail.

 

Di certo nessuno ha riportato quell'articolo lunedì, il giorno del Consiglio supremo di difesa, con Mattarella, Meloni e mezzo governo riuniti al Colle. L'edizione odierna del Giornale (di proprietà del deputato della Lega Antonio Angelucci e prima della famiglia Berlusconi), nel pezzo sulle "tensioni" fra FdI e Colle, ha riferito di aver ricevuto quella mail.

 

convegno dell associazione agostino di bartolomei al tempio di adriano

"Temo ci sia un po' di invidia in quel pezzetto del Giornale - ha commentato Massimo De Manzoni, condirettore de La Verità, ospite di Un giorno da pecora, su Radio1 - Pensa che avremmo fatto tutto questo sulla base di una lettera anonima? E se fosse vero, come mai il Giornale non c'è andato dietro?".

 

"Assolutamente", ha garantito De Manzoni, conosciamo la fonte, "non è un Mario Rossi". È "una fonte più che autorevole", aveva messo nero su bianco il direttore Maurizio Belpietro nell'editoriale sul "piano del Quirinale per fermare la Meloni". Ora ci si interroga sull'esistenza di un audio della conversazione che ha avuto come protagonista Francesco Saverio Garofani, consigliere del presidente della Repubblica. "È possibile" che esista, ha confermato De Manzoni senza escludere che il giornale abbia tenuto dell'altro materiale per nuove puntate nei prossimi giorni: "Top secret. Un po' di casino lo abbiamo fatto già, intanto stiamo sfruttando le reazioni".

IL POST DI FRATELLI DITALIA IN SOLIDARIETA A MAURIZIO BELPIETRO

 

MELONI INCONTRA MATTARELLA BIGNAMI: “QUESTIONE CHIUSA” IL GIALLO DELLA MAIL ANONIMA

Estratto dell’articolo di Francesco Malfetano per “la Stampa”

 

[…] L'operazione sa di vecchia politica, un frammento di sottobosco che riaffiora. Se il centrodestra si appiglia all'ipotesi di «scossone» messa nero su bianco dal direttore de La Verità Maurizio Belpietro ma di cui non vi è traccia nell'email anonima, Ignazio Mangrano - pseudonimo scelto dall'autore dell'articolo - aggiunge al testo di Mario Rossi un dettaglio che pare un indizio: «Racconta un mondo».

 

Ed è esattamente ciò che accade. Per ore si riallineano i mondi del complottismo governativo: anti–deep state, trame, servizi, allusioni. Tutti di nuovo in festa per un presunto sgarbo del Quirinale. Ma qualcosa non torna.

 

convegno dell associazione agostino di bartolomei al tempio di adriano

Troppi distinguo, troppe formule felpate tra "Garofani persona" e "Presidenza della Repubblica" [...]: la vicenda potrebbe provenire da circuiti meno tradizionali. Mittente anonimo, location indefinita, atmosfera da Prima Repubblica: «Dove le verità più pesanti si dicono davanti a un cocktail, certi che l'alcol sciolga le lingue, ma non i telefoni».

 

Una sceneggiatura così precisa da sembrare scritta dentro qualche ufficio degli apparati. A insinuarlo sono in tanti, anche se quasi nessuno lo dice in pubblico. Uno che rompe il silenzio è Carmelo Miceli, ex Pd oggi in Progetto Civico, tra le anime che farebbero parte di quella «grande lista civica nazionale» immaginata da Garofani.

 

RENZI MANCINI BY OSHO

Su Instagram lancia il parallelo: «Vuoi vedere che il consigliere Garofani ha avuto la sfortuna di fermarsi in un famoso autogrill frequentato da attentissimi docenti?». L'allusione è chiarissima: Matteo Renzi, l'agente Marco Mancini, l'autogrill di Fiano Romano, dicembre 2020. La madre di tutte le dietrologie. [...]

 

LE TENSIONI AL VERTICE E LA GUERRA IBRIDA

Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”

 

[…] La verità è […] più complessa di come viene raccontata. Non bisogna dimenticare […] che il Quirinale è oggetto degli strali del Cremlino con un'insistenza più che sospetta. Nel quadro della "guerra ibrida" a cui era dedicato il Consiglio di difesa dell'altro giorno, con i dati forniti dal ministro Crosetto, questa pressione putiniana rivela soprattutto un aspetto: a Mosca c'è chi ritiene che l'Italia sia il "ventre molle" […] dello schieramento occidentale. E tra le posizioni russofile di Salvini e quelle analoghe dei Cinque Stelle non è strano che qualcuno ritenga di poter ricavare qualche vantaggio a buon prezzo.

 

VOLODYMYR ZELENSKY - SERGIO MATTARELLA

[…] Mattarella è stato ed è un punto di riferimento per la presidente del Consiglio nel campo che al momento più conta: la politica estera. Altro che complotto. La frattura tra i palazzi istituzionali serve solo a favorire il disegno destabilizzante degli avversari dell'occidente, per quanto sfilacciata sia oggi l'antica coesione atlantica.

 

In tale quadro, la stabilità italiana […] richiede la volontà convergente di palazzo Chigi e Quirinale. Tutto il resto è secondario, comprese le frasi avventate di Garofani che forse sono state registrate da qualcuno o forse no. Siamo comunque in una zona grigia, perfetta per chi vuole pescare nel torbido. […]


FONTE: Dagospia

 

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